Le espulsioni
dei disonorevoli hanno disonorato quel poco che restava dell’onorabilità di
quel semicerchio fatto di pochi gentiluomini e troppi malfattori. Uomini
solitari nella loro veste di uomini ed umili servi appollaiati all’interno
dell’emiciclo hanno dichiarato che la guerra in atto era appena terminata, ma
dagli spalti alcuni disonorevoli hanno gridato al golpe quando hanno capito che
le medaglie d’oro per i più valorosi erano appena terminate. Rimanevano tuttavia
scatole di confetti al cioccolato bianco e fermacarte della Montblanc. Un concerto di complottisti
ha dato vita ad un clamoroso retroscena di voci bianche spacciate per baritoni fascisti
e il direttore d’orchestra ha preferito sospendere la seduta, ops il concerto, per
evitare risse in Aula, pardon in sala. I moschettieri del re hanno combattuto
contro le guardie del cardinale, quattro contro quattrocento, ed un
fotoreporter è riuscito a scattare da dietro il vetro della Camera (da letto)
le immagini della bagarre ed ora è candidato al premio Pulitzer. È intervenuto
anche il Presidente della Repubblica, che si è subito detto sconcertato, ma più
che altro si è trattato di una mancanza di intonazione, retaggio di
un’incapacità giovanile di cantare sotto la doccia. I cittadini afoni sono
intervenuti per gridare con tutta la loro forza il dissenso e il disprezzo per
questi comportamenti, ma proprio sul più bello hanno perduto nuovamente la voce
e non hanno potuto proseguire nella loro marcia vocale. Botte da orbi e scherzi
da villani sono proseguiti per tutta la mattinata tra i disonorevoli in tribuna
ed ora si rischia una lunga squalifica dell’emiciclo. E pensare che le curve
erano state giù chiuse. Quel che resta di questa giornata è racchiuso nelle
espressioni sbalordite dei telespettatori colpiti da ictus mentre tentavano di
cambiare programma.
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