lunedì 25 agosto 2014

Cazzi Nostrum


Più che “Mare Nostrum” sono Cazzi nostrum, nel senso che dobbiamo vedercela da soli con questo fardello che viene dal sud del mondo, quella parte del globo riservata ai poveri e ai reietti. Sempre più profughi, morti, annegati, dispersi. Scappano dalla guerra, dalle bombe e qualche maligno pensa magari perfino dall’Ebola, la febbre emorragica che in Africa sta destando un discreto allarmismo tra gli addetti ai lavori. Si tratta di disperati, è bene ricordarlo, che lasciano le proprie abitazioni, i propri cari e la propria terra per approdare sulle nostre coste, a bordo di imbarcazioni improbabili che dispensano epatite e scabbia come i numeri al Lotto. Quelli che sopravvivono fanno scalo a Lampedusa per poi transitare verso nord, dove ad attenderli non c’è il lavoro, la casa, la terra promessa che qualcuno di loro immagina, ma spesso ad accoglierli c’è una nuova situazione di guerra, neppure troppo occulta. Odio, discriminazione e ripudio per chi “puzza” e viene a “toglierci il posto”, a sottrarci il cibo, a soffiarci l’unica altalena rimasta libera nel parco.
Certo, parliamoci chiaro, non è che le cose qui vadano tanto bene. I giovani, un tempo abituati al benessere, oggi si scontrano soprattutto con la disoccupazione, la grande compagna della fame, dell’ignoranza e dell’intolleranza, un mix che getta all’interno dell’animo umano il seme dell’egoismo.
Noi, i figli del debito pubblico. Noi, gli amici su facebook. Noi, i rivoluzionari con forchetta e coltello. I nostri genitori ci hanno dato tanto ma non ci hanno lasciato niente. Sono cazzi nostrum adesso.
E l’Europa che fa? Le sue istituzioni come rispondono di fronte a questa emergenza? E alla guerra in Ucraina? E all’avanzata dell’Is in Iraq?
Niente. Cazzi nostrum.
L’Europa è troppo impegnata con la storia del 3%, quella del rapporto tra Pil e debito. L’Europa non ha il coraggio di muovere un passo e di uscire da una condizione di paralisi (che è in primis politica e culturale e poi economica). Bisogna sistemare i conti, ci dicono, ma i conti adesso non tornano. Perché se non c’è la crescita e non si crea occupazione, favorendo gli investimenti, è difficile pure ridurre il debito. La recessione è dunque alle porte. Cazzi nostrum.

L’Europa è ferma a Maastricht, all’Euro, all’unificazione economica. Come se la meta di una comunità fosse la moneta unica. E tuttavia, nonostante questo, il problema rimane anche economico se si guardano i tassi di disoccupazione, il Pil e tutti i macro-fattori del declino europeo.
Tutta questa tecnocrazia, tutta questa pan-economia che si mangia tra Bruxelles, Berlino e nel nostro caso Roma, non è servita ad un bel nulla, insomma, se non a far crescere il populismo e a rinvigorire vecchi anatemi nazionalistici. Il che, d’altro canto, segna un gigantesco passo indietro se pensiamo ai valori fondanti dell’UE, quali l’unità e la cooperazione.
Il contrario del termine unificazione è esattamente quello di disgregazione ed è ciò che sta avvenendo e che continuerà ad avvenire se non si invertirà la rotta. Uscire fuori dall’egoismo che aleggia nelle istituzioni europee e che è penetrato lentamente anche nelle coscienze dei suoi cittadini è l’unica speranza che questa comunità ha, e questo compito spetta alla politica.
Ma se è vero che la politica la decidiamo noi, con le nostre forme di partecipazione, di attivismo e di informazione, allora sono davvero Cazzi Nostrum.

Lorenzo Fois