C’è
Trump, da un lato. Dall’altro Kim. Se questa vicenda fosse un triangolo,
basterebbe trovare il terzo lato per far tornare i conti. Ma purtroppo è una
vicenda contorta, intrigata, tragicomica. Non ci sono linee rette ma aspirali e
iperboli.
Del resto di mezzo ci sono Russia, Cina, l’Asia e in misura minore l’Europa. L’Europa che non sa
cosa vuole fare da grande, forse perché ormai è troppo vecchia.
L’Europa
alle prese con ondate migratore mai viste che fanno tornare di moda vecchi
nazionalismi, in un’epoca dove cominciano a circolare monete virtuali come
i bitcoin capaci di rendere ancor più anacronistiche espressioni del tipo: “se tornassimo
alla Lira”, “se ci fosse ancora lui” ecc.
C’è
un megalomane, da una parte. E un megalomane dall’altra. La follia al quadrato,
l’ignoranza al cubo. E noi, in mezzo, che poggiamo i piedi sul pavimento della
storia sbattendo la testa sul soffitto dell’ignavia. Impotenti come non mai eppure dotati di sofisticati strumenti di masturbazione di massa: Dio salvi i
pornoscrittori di hashtag e gli ideatori di tendenze, spermatozoi
dell’inconsistenza.
E in questo clima abbiamo visto prolificare i germi dell’autodistruzione. Grazie a questa
particolare luce i nani ci appaiono giganti. Vedendo assegnare premi Nobel all’ignoranza abbiamo legalizzato la decadenza. Ora siamo in cerca del colpevole, ma è come rubare in casa dei ladri.
Il
vero cambiamento climatico però è dentro di ognuno, basta avvertire un bruciore
di stomaco.
Dopotutto,
se la Terra si riscalda vuol dire che l’acqua bolle.
Come
si suol dire, ci stiamo dando la zappa sui piedi. Forse per questo è giusto
tornare a zappare la terra, per imparare a farci meno male baby.
Lorenzo Fois