venerdì 20 febbraio 2015

Roma, l'Isis e la sicurezza


Fra l’avanzata segreta dell’Isis via mare, con futuri tonni in scatola a fornirgli compagnia durante il viaggio, e la delicatissima e instabile situazione nell’Est Europa, con Putin e Obama che assomigliano sempre più alla brutta copia di Chruscov e Kennedy, in Italia occupa un piano di rilievo la cronaca più becera e desolante. In sostanza, la più amata dai suoi cittadini e rappresentanti politici imbottiti di twitter e droghe pesanti.
E così, mentre si discute del futuro della Libia e dell’Ucraina, in un rigurgito di militarismo novecentesco, a Roma – si, sempre lei, la capitale – orde di teppisti olandesi devastano una città e alcuni dei suoi patrimoni storici e culturali, unici per la gloria e la bellezza, ammirati in ogni lingua, quella che fa capo all’arte, da molti secoli.
A leccarsi le ferite, ovviamente, non sono gli assessori, i questori, i sindaci ma come al solito sono stati i cittadini defraudati anche di quel poco di vanagloria che gli era rimasta. Mettiamola pure così, se a Roma leviamo questi patrimoni, cosa ne resta di quella città che un tempo (appunto, un tempo) dominava il mondo e che oggi a mala pena riesce a garantire la sicurezza dei suoi abitanti (umani e archeologici)?
La risposta è, purtroppo, poca roba. Le domande che fanno capo ai presunti motivi riguardo questa barbarie e questo sprofondamento politico e culturale resteranno comunque prive di soddisfacenti “because”, per dirla con Antonio Albanese. Inoltre, come se non bastasse, tutti ormai sanno (e non solo i cittadini autoctoni) che in Italia si può fare il bello e il cattivo tempo, senza rischiare granché, al cospetto delle pesanti pene che vigono in quei paesi che proprio questa città, molti secoli addietro, ha tentato di civilizzare (sebbene con metodi non proprio pacifici, ma che oggi, dall’America in poi, vengono comunque definiti democratici).
Questo è il succo di quello che oggi, giornali e social, hanno raccontato. Il tempo ci racconterà invece del modo in cui si concluderà questa vicenda: se i colpevoli pagheranno, quanto e cosa pagheranno, chi pagherà chi. Insomma, questione di soldi. Anche se per le ferite di questo tipo il denaro non è sufficiente. Ciò che è in ballo è la sicurezza complessiva e la credibilità di un intero paese di fronte a minacce ben più serie di un gruppo di hooligans.

Tempo fa ho letto da qualche parte un articolo molto divertente sulla possibile avanzata dell’Isis a Roma, che a detta dell’autore si sarebbe rivelata tuttavia una mossa controproducente per l’esercito jihadista a causa della natura prettamente caotica e invivibile della capitale. Tra le altre cose, l’autore in questione immaginava centinaia di truppe bloccate sul raccordo anulare. Per chi ha vissuto almeno una volta nella vita questa esperienza, posso assicurarvi che è una delle scene più divertenti che si possano immaginare a Roma. Se non fosse che Roma, come tutto l’Occidente, è adesso minacciata realmente dal fanatismo ideologico dell'autoproclamato Stato Islamico.
Visto e considerando però lo scarso spessore politico, diplomatico e culturale di chi governa, almeno apparentemente, le nostre istituzioni, oggi faccio fatica a sorridere ancora ripensando a quelle parole, senz’altro visionarie. Se potessi scegliere in questo momento a chi affidare la mia sicurezza, in un contesto di grave emergenza come potrebbe essere una, per ora remota, situazione di conflitto bellico,  questa persona, organizzazione o entità non sarebbe certamente lo Stato italiano.
Ho ad ogni modo un suggerimento da dare: cercando sotto la voce “organizzazione parastatale”, leggere attentamente i seguenti vocaboli: “Mafia”, “Camorra”, “Ndragheta”.  Dopotutto, è quello che riusciamo a fare meglio.

Lorenzo Fois



martedì 10 febbraio 2015

Mattarelli, Nazareni e Puttane


Mattarella non è più soltanto il nome di una vecchia legge elettorale che ha da tempo, oramai parecchio, ceduto il passo ad un più aggiornato sistema definito dal suo stesso ideatore Porcata, dagli altri Porcellum. Mattarella è da qualche giorno presidente della Repubblica, di tutti gli italiani. Instabile, strano e degradato paese quello che si troverà a rappresentare, chissà se “con viva e vibrante soddisfazione”, come sosteneva spesso il suo predecessore ...
C’è chi ha osservato nella sua elezione a più alta carica dello Stato una (in)diretta vittoria di Renzi, il premier noto per aver inizialmente stretto un patto con quello che, per lo schieramento politico che guida, rappresenta da oltre un ventennio il male più profondo incarnato nella società, salvo poi averne sancito la rottura proprio in seguito alla scelta di non condividere la candidatura per l’elezione del Capo dello Stato. Nato Nazareno, il patto è finito perciò, tra le ire del cavaliere decaduto, sotto i colpi di Giuda iscariota.
L’Italia non sentirà tuttavia la mancanza dell’accordo tra il padre e il figlio del personalismo politico italiano. Anzi, per chi crede ancora nella diversità tra destra e sinistra, questo può essere soltanto un buon segno (o piuttosto un illusione!).
Notizia di ieri, il ritorno alla sacra alleanza nordico-populista fra la Lega e Forza Italia. Mossa elettorale, calcoli politici, propaganda, ripristino della macchina del fango, confusione totale? Chissà, forse un po’ di tutto.
Sono passati oltre venti anni dalla discesa in campo di Berlusconi, ventennio scandito da disoccupazione, crisi, scandali, degrado e mancanza di prospettive, eppure sembra di essere sempre fermi al punto zero. Punto più punto meno, come lo spread. L’Italia è un paese immobile, che sprofonda nelle voragini aperte lungo le sue strade sporche e disastrate ma che non perde tempo a far parlare, male, di sé.
Si accettano miracoli per ripristinare la legalità all’interno della Repubblica, ormai ostaggio della criminalità, nel migliore dei casi, e dell’inettitudine della sua classe politica, nel peggiore.
Fra le trovate geniali degli amministratori capitolini ha colpito senz’altro quella della strada (non quartiere) a luci rosse, che renderà di certo felici gli abitanti dell’Eur. Il piano non prevede infatti una tutela effettiva della prostituzione (sotto l’aspetto dello sfruttamento, della messa in sicurezza, dei servizi sanitari e, perché no, della tassazione su quello che è il mestiere più antico al mondo). Nella pratica la situazione che si va delineando sarà la seguente: un’unica strada (quale?) su cui le lucciole illuminate dalle lanterne venderanno i propri servigi sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine (saranno solo spettatori?), che in questo modo faciliteranno pure il compito ai papponi, su cui graverà semplicemente l’onere di contare l’incasso finale.  Quale è il vantaggio per la collettività, ci si domanda?
Chiedetelo all’ideatore della proposta, il presidente del Municipio IX, oppure inviate una petizione al neo presidente della Repubblica. Oggetto della missiva: che ne è rimasto di quel famigerato popolo di poeti, artisti, pensatori, scienziati? Ma, forse, è la domanda che dovremmo porci tutti quanti, Nazareni e Puttane!


Lorenzo Fois