Mattarella non è più
soltanto il nome di una vecchia legge elettorale che ha da tempo, oramai
parecchio, ceduto il passo ad un più aggiornato sistema definito dal suo stesso
ideatore Porcata, dagli altri Porcellum. Mattarella è da qualche
giorno presidente della Repubblica, di tutti gli italiani. Instabile, strano e
degradato paese quello che si troverà a rappresentare, chissà se “con viva e
vibrante soddisfazione”, come sosteneva spesso il suo predecessore ...
C’è chi ha osservato
nella sua elezione a più alta carica dello Stato una (in)diretta vittoria di Renzi,
il premier noto per aver inizialmente stretto un patto con quello che, per lo schieramento
politico che guida, rappresenta da oltre un ventennio il male più profondo incarnato
nella società, salvo poi averne sancito la rottura proprio in seguito alla
scelta di non condividere la candidatura per l’elezione del Capo dello Stato.
Nato Nazareno, il patto è finito perciò, tra le ire del cavaliere decaduto,
sotto i colpi di Giuda iscariota.
L’Italia non sentirà
tuttavia la mancanza dell’accordo tra il padre e il figlio del personalismo
politico italiano. Anzi, per chi crede ancora nella diversità tra destra e
sinistra, questo può essere soltanto un buon segno (o piuttosto un illusione!).
Notizia di ieri, il
ritorno alla sacra alleanza nordico-populista fra la Lega e Forza Italia. Mossa
elettorale, calcoli politici, propaganda, ripristino della macchina del fango,
confusione totale? Chissà, forse un po’ di tutto.
Sono passati oltre
venti anni dalla discesa in campo di Berlusconi, ventennio scandito da
disoccupazione, crisi, scandali, degrado e mancanza di prospettive, eppure
sembra di essere sempre fermi al punto zero. Punto più punto meno, come lo
spread. L’Italia è un paese immobile, che sprofonda nelle voragini aperte lungo
le sue strade sporche e disastrate ma che non perde tempo a far parlare, male,
di sé.
Si accettano miracoli
per ripristinare la legalità all’interno della Repubblica, ormai ostaggio della
criminalità, nel migliore dei casi, e dell’inettitudine della sua classe
politica, nel peggiore.
Fra le trovate geniali
degli amministratori capitolini ha colpito senz’altro quella della strada (non
quartiere) a luci rosse, che renderà di certo felici gli abitanti dell’Eur. Il
piano non prevede infatti una tutela effettiva della prostituzione (sotto
l’aspetto dello sfruttamento, della messa in sicurezza, dei servizi sanitari e,
perché no, della tassazione su quello che è il mestiere più antico al mondo).
Nella pratica la situazione che si va delineando sarà la seguente: un’unica
strada (quale?) su cui le lucciole illuminate dalle lanterne venderanno i
propri servigi sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine (saranno solo spettatori?),
che in questo modo faciliteranno pure il compito ai papponi, su cui graverà
semplicemente l’onere di contare l’incasso finale. Quale è il vantaggio per la collettività, ci
si domanda?
Chiedetelo
all’ideatore della proposta, il presidente del Municipio IX, oppure inviate una
petizione al neo presidente della Repubblica. Oggetto della missiva: che ne è
rimasto di quel famigerato popolo di poeti, artisti, pensatori, scienziati? Ma,
forse, è la domanda che dovremmo porci tutti quanti, Nazareni e Puttane!
Lorenzo Fois
Nessun commento:
Posta un commento