mercoledì 9 settembre 2015

La strana faccenda della morale


Si è letto molto, scritto tanto, condiviso un mucchio, commentato parecchio. A dire il vero, ogni volta che l’uomo avverte il bisogno di ipocrisia riesce a dare il meglio di sé, aiutato quel tanto che basta dai potenti mezzi di comunicazione a sua disposizione: sociali dell’anti-socialità.
È capitato con Charlie, adesso è il turno di Aylan, il bambino siriano riverso con la faccia in terra su una spiaggia di Bodrum. Tutti nomi stranieri, chissà, forse il prossimo episodio su cui la morale batterà la sua lunga lingua affilata avrà il nome di Pasquale, Antonio, Fabrizio. Magari dopo che l’Isis avrà bombardato San Pietro o sarà riuscito nell’intento di avvelenare tutto il cibo contenuto nell’Expo o, più probabilmente, il giorno in cui tutti i bambini padani andranno a scuola col Corano sotto al braccio e l’astuccio di Maometto. Forse nel frattempo ci saranno state le tanto reclamate elezioni, il Senato sarà diventato il dopo-lavoro degli onorevoli e la Cina avrà trasformato il mondo in un grosso ventilatore senza pale.
Intanto l’estate è finita, l’abbronzatura cede il passo ai primi mal di gola, è ricominciato fortunatamente il campionato di serie A e anche il sindaco Marino pare si sia rifatto vivo dalle parti del Campidoglio. Chissà se avrà terminato la stesura del suo romanzo! Qualcuno racconta che appena ha rimesso piede a Roma è inciampato in una buca sul marciapiede sotto casa, terminando la sua caduta su di un grosso escremento ormai duro come il cemento. Il trauma cranico, tuttavia, pare lo abbia rinsavito. È da qualche giorno, infatti, che ripete di essere Francis Scott Fitzgerald e non il sindaco della capitale.
Nel frattempo il calderone suscitato dal funerale di un boss dei Casamonica è approdato al tavolo della Santa Inquisizione: presiede il giudice Bruno Vespa. Mamma Rai è ben contenta di farcire i suoi panini con merda a basso costo. Dalle parti di Viale Mazzini degli ubriaconi stanno già pensando ad un nuovo talent show incentrato sulla capacità degli italiani a delinquere e, dall’altra parte, sul loro spiccato senso dell’etica e della morale. Dice l’Istat, infatti, che per ogni italiano che delinque ce ne sono almeno due pronti a fare la morale. Ciò significa che il numero dei moralisti è il doppio di quello dei furfanti, furbetti di quartiere e ladri di professione. In alcuni casi può capitare anche che ladro e moralista convergano nella stessa persona. Forse questo è l’esempio più lampante di bipolarismo. L’unico vero bipolarismo che può esistere al momento.


Lorenzo Fois