mercoledì 21 ottobre 2015

Poesia der saluto


Vorei esse ‘n omo de poche parole, pe’ nun sprecanne 
troppe ar vento,
che quello poi se ‘ncazza e te sputa forte ‘n faccia 
il suo scontento.
Vorei esse ‘n tipo più prudente, de quelli che ce vanno 
co li piedi de piombo,
che se’nnamoreno delle barbie e che se ‘mpegnano a fonno.
Vorei esse spreggiudicato, arrogante, 
colla faccia da vincente,
vorei quello che  me manca, solo ché n’valeva gniente.
Vorei esse ‘n po’ più avvelenato, Cinico e Freddo,
cor coltello fra i denti.
Anzi, si ce penso bene, vorei esse anche 
er Libanese e il Dendi.
Vorei esse ‘n pezzo grosso, ‘na specie de marchese
Pe’ pote’ dì: “io so’ io e voi chi cazzo sete!”.
Vorei morì il giorno che lo dico io,
all’alba o al tramonto, n’è ‘mportante,
vorei un bel funerale de gente ancora agognante.
Vorei, vorei, vorei, vorei e vorei …
Mi nonno me diceva sempre: 
“su sta Tera piate pe’ quello che sei.
Che ‘na legge e una sola è valida a sto mondo:
chi nasce quadrato nun po’ morì tondo”.
E allora me dispiace pe’ quelli come te,
pe’ l’egoisti, i buciardi, i vigliacchi e i lacché.
Ma nun ne famo ‘n dramma, c’è tutta n’antra vita:
se piagne solo pe’ li morti e mai pe’ la fica.


Lorenzo Fois

domenica 11 ottobre 2015

Popolo-giudice


È stata la sua settimana, senza dubbio, c’era da aspettarselo. Era nell’aria. Il sindaco s’è fatto fregà da una delle tante ottobrate romane. Caduto Marino, è però iniziata a cadere anche la pioggia, come se pure lei non stesse aspettando altro. Strano vizio, va detto, quello di fare cadere i governi in Italia (anche se nello specifico si è trattato di dimissioni). Una pratica sempre diffusa, che accompagna e forse porta a coronamento quell’altra grande usanza popolare: il tifo.
Una democrazia che ricorda sempre più uno stadio. Solo che qui non si racchiude tutto in una partita, di novanta minuti, giocata la domenica. I mezzi di distrazione di massa hanno dato una bella mano ai detrattori del sindaco. #Marino vattene, #Roma fa schifo, #Welcome to favelas sono state le insegne luminescenti che hanno preparato il terreno per la sua marcia funebre. E poi le (finte) inchieste mediatiche sui rom, sui loro crimini, quelle (purtroppo vere) sulle strade sporche e disastrate. Le polemiche sui suoi viaggi, sulle sue spese, sugli inviti, sulle bici. In sostanza, la partita si è giocata su un altro campo, quello molto più promiscuo e incontrollabile della comunicazione politica duepuntozero. La comunicazione fai da te, quella senza filtri, quella che ognuno po’ dì la sua, dove un like, essenzialmente, conta più di un voto.
Dopotutto, non è certo il sottoscritto a dire (o ad avvertire secondo i punti di vista) per primo che uno dei più grandi pericoli per la democrazia è la democrazia stessa. È nel suo seno che si annidano i germi della sua auto-distruzione. Il popolo, ahimè, non contribuisce certo al corretto funzionamento di questo sistema, semmai esaspera le sue criticità. E quello del popolo-giudice, immagine di cui si servono numerosi filosofi e politologi, è senza dubbio l’aspetto su cui più vale la pena porsi interrogativi. Se per trovare una soluzione al problema della scarsa partecipazione e mobilitazione politica che c’è oggi in Italia, e non solo, si pensa che basta sostituire al mondo (per quanto poco edificante) della realtà fisica quello della realtà virtuale, beh, si rischia di fare danni ancora peggiori.
La politica ha i suoi tempi e per “giudicare” l’operato di un amministratore pubblico ci vuole del tempo. Specie se questa persona opera in una città come Roma (insomma, non proprio Casal Busterlengo). Capacità di riflessione e di critica, in linea di massima, male si coniugano con strumenti come Twitter, Facebook ecc. Per costruire un palazzo, bisogna partire dalle fondamenta e non dalle finestre.
Marino è stato fatto fuori, come in una faida tra clan rivali, da tutti quei poteri che già si spartivano Roma e che sempre se la spartiranno, con la complicità anche di tutti coloro che hanno “giudicato” Marino sin dal primo giorno per via di quella sua faccia un po’ così, come si dice carinamente in questi casi. E questo forse è l’aspetto più inquietante della vicenda: su quali parametri ormai si fondano i “giudizi” delle persone?
E ora? Tutti quei romani che speravano che Marino sparisse definitivamente dalla loro vista, come si rapporteranno col nuovo sindaco? Faranno il tifo o lo ostacoleranno? Quando si accorgeranno che le buche sono un problema endemico e che gli zingari continueranno a condurre la loro vita come sempre hanno fatto nel corso della storia, a chi daranno la colpa?
La faccenda insomma non finisce qui…
#RomaRiacchiappate#Accannatecostisocial#smetteteladedicazzate

Lorenzo Fois

giovedì 1 ottobre 2015

Mozzarelle di bufala e lasagne verdi

Totti che compie 39 anni, infortunandosi in campo ma festeggiando la notizia della futura nascita del suo terzo erede (speriamo anche sul prato verde, se fosse un maschio). Berlusconi, quattro decadi più vecchio, che spegne 79 candeline, grazie soprattutto all’ossigeno della sua giovane compagna, a cui ha appena regalato una lussuosa villa lontana dal casino che da sempre alberga ad Arcore. Una femme fatale, si sarebbe detto un tempo. In realtà, una procace Miss mozzarella di bufala con il fiuto per i tartufi bianchi. E vi prego, non indignatevi ancora per la differenza di età: il compito della badante è pur sempre ingrato. Uno schiaffo a chi continua a ripetere che “gli italiani non vogliono più fare certi lavori”.
E poi le polemiche, da quelle che coinvolgono ormai settimanalmente il sindaco Marino, impegnato nei suoi lunghi viaggi d’affari oltreoceano (Roma in effetti è un business che nel corso degli anni è diventato patrimonio della peggiore feccia locale), a quelle legate alla gaffe di Miss Italia che ha risposto (male) ad una domanda ancora più cretina.
E se è vero che ad un’azione corrisponde sempre una reazione, che dire delle migliaia di invettive inutili sui social network? Quanta indignazione di fronte al nulla cosmico e quanta indifferenza verso i problemi del genere umano!
Ma lo sapevate che, ad esempio, secondo le previsioni degli esperti, nel 2025 Facebook dichiarerà guerra alla Siria? E che, sempre nello stesso anno, il veganesimo diventerà il movimento terroristico più pericoloso del pianeta al grido di “mi ricordo lasagne verdi”? E ancora, lo sapevate che il pelo nell’uovo diventerà tossico, che il congiuntivo verrà sostituito dall’indicativo ibrido e che, dulcis in fundo, Barba d’Urso vincerà finalmente, dopo lunghi anni di battaglie legali, il premio Oscar per la lacrima più finta mai esistita sullo schermo?
Insomma, se le previsioni si avverassero ci sarebbe di che preoccuparsi.
Ma in fondo si sa, le previsioni non ci azzeccano quasi mai. Quella degli algoritmi è una moda, come quella degli hashtag, dei tatuaggi e delle birre artigianali. Per adesso, godiamoci ancora per poco gli assist del capitano e la tintura per capelli del cavaliere, ultimo rifugio dei nostalgici del Winner Taco, dei dieci sacchi e di Roberto Carlino, l’uomo che “non vendeva sogni, ma solide realtà”!


Lorenzo Fois