giovedì 12 marzo 2015

Via della Povertà


C’è gente strana al mondo, a parte questo non ci si può lamentare. C’è il tipo che va in montagna perché si abbronza meglio che al mare, quello che va in palestra perché non ha abbastanza specchi a casa, quella che si rifà le labbra ad una certa età perché non sa più nuotare e quello che quando il semaforo è arancione inchioda, solo per farsi tamponare… Chiamatela furbizia o voglia di socializzare, poco importa. In fondo, a me, quelli stanno anche simpatici. 
C’è quello che si sposa solo per avere una fede al dito, quello che si tatua perché si sente parecchio solo, quello che fa un figlio perché odia i cani e quello che si fa il cane perché odia i figli. I sociologi parlano a riguardo di individualismo compulsivo-consumista. O forse me lo sono inventato ora.
E poi c’è il tipo razzista che però va con le prostitute di colore ché costano meno, il fascista che gonfia il petto mentre allarga le chiappe, il figlio di papà che si apre un ristorante/bistrot perché non sa fare niente, l’intellettuale di sinistra che cita versi di Pippo Franco e perfino il prete che fa la cover di un pezzo di Marylin Manson e lancia l’EP su iTunes. 
C’è gente strana in giro per le strade, o forse tutto questo è normale, sono io che ancora ragiono in lire. Perché sono antiquato come le meches, come un cd di Amedeo Minghi e, qualcuno mi dice, come un iPhone 4!!!
Sarà, forse hanno ragione loro, quelli che mi vedono un reperto protozoico e che associano la mia immagine a quella di un tubo catodico. Sorpassato, inutile, forse anche dannoso. Un luogo comune, un capoluogo di provincia, un borgo medievale abbandonato a causa della peste …

… E così devo rimettermi in riga se voglio stare a questo mondo, mi dicono tutti questi strani audaci. Dovrò fare dei sacrifici, prendere ripetizioni di superficialità per riuscire a twittare durante una puntata di Servizio Pubblico o dell’Isola dei Famosi, per esempio. Per essere fiero dei Marò, per schifare gli immigrati, per fare il selfi mentre guido o, peggio, per aprire un locale vegano con i sottotitoli in cinese, il menù in swahili e le cameriere nane, così, tanto per diversificare il mio brand. Non so se ci riuscirò, ma ce la metterò tutta. Mi sono già iscritto ad un corso di Idiozia all’Università della Normalità, quell’edificio moderno, con l’illuminazione al led, il design industriale e il giardino giapponese all’esterno, sito in via della Povertà. 


Lorenzo Fois