Il treno di cacca parte all’una, all’una e
un quarto, all’una e mezza, dal lunedì al lunedì, non fa fermate, non
interrompe la sua corsa, non ha capo né coda, passando per l’unica stazione,
l’ultima luna del mese nel cielo di aprile. L’ultimo lunedì di luna piena,
dall’una all’una e mezza.
Il treno di cacca è così luminoso che non si
può non vederlo. Chi non lo vede finge. Finge di essere diverso, estremamente diffidente
nei confronti di chi riempie la bacheca di selfie per poter aggiornare la foto
profilo e accumulare like, contrario
al cattivo uso dei mezzi di comunicazione, io dico un po’ pesante,
anacronistico radical chic di periferia.
Il treno di cacca è in corsa sui binari
della buona sorte, quella che chiude le porte in faccia a chi ha un solo motivo
per essere preoccupato. Se avete dei dubbi, prendete un altro treno, magari
l’Orient Express o il pendolino! Voi che siete così sicuri di avere capito il
senso della vita. Voi nostalgici di quella sinistra che non c’è più.
Il treno di cacca è la salvezza, la speranza
di essere tutti uguali e non perché faremo tutti la stessa fine. Sempre a
pensare alla morte, voi anarchici e poeti falliti! Ma chi l’ha detto che si
muore? Perché ce l’avete tanto con la vita?
Il treno di cacca è ricco di immagini e
tatuaggi e sconti alla cassa. Il treno di cacca è una barba, un paio di baffi,
una maglietta scollata e pantaloni arrotolati. Il treno di cacca è un hashtag
in più, un bastone per il cellulare, una donna con le labbra transgeniche,
un’ancora sul braccio. Il treno di cacca sono cinquanta sfumature di marrone,
dall’hypster alla diarrea. Salite tutti sui suoi splendidi vagoni letto: qui
non si ragiona, si dimentica. Provate assolutamente la sua carrozza-ristorante:
menù del giorno, neanche a dirlo, merda vestita d’oro!
Non c’è donna oggi che non voglia salirci a
bordo, almeno per farci un giro. Io dico che una volta provato non si torna
indietro. Chi non prende oggi il treno di cacca non può conoscere realmente il
mondo. È come se non avesse mai viaggiato, come se non avesse visto nulla nella
sua vita se non libri e scartoffie.
Sul treno di cacca non sono ammessi:
clandestini, filosofi, visionari, ribelli, contestatori, anarchici e persone
sposate.
Portate le vostre reflex, i vostri iphone, i
vostri sandwich di luoghi comuni e irragionevoli certezze, i vostri topi da
infilare nella borsa e i vostri: “questa città mi sta proprio stretta!”.
Sul treno di cacca ci si innamora di buchi
da riempire, di fumo negli occhi, di aria fritta e di cervelli nouvelle cuisine.
I nostri cuochi cucineranno a dovere le vostre argomentazioni più brillanti in
merito alla musica elettronica che si suona nei migliori club di Berlino, Tokyo
e Sydney. I nostri docenti di fuffologia vi spiegheranno una volta per tutte il
significato della parola “social”.
Non abbiate paura di salire a bordo, ormai
sempre più gente viaggia con noi a tariffe sempre più basse. I prezzi sono
abbordabili: dieci anni della vostra vita.
In fede,
Il conducente del treno di cacca.
Lorenzo Fois