giovedì 23 aprile 2015

Mele Avvelenate




Uno se ne vorrebbe stare tranquillo, dopo tutti questi anni di sciocchezze e invenzioni leggendarie, starsene sul metaforico cucuzzolo della montagna, o quantomeno disconnettersi per un po’, rimanere offline, dal momento che siamo schiavi consapevoli delle tastiere dei nostri apparecchi tecnologici. Nessuno ancora ce lo ha detto, ma la mela che c'è sui nostri computer probabilmente è avvelenata!
Ora, non dico che bisogna barricarsi in casa o non avere vita sociale, questo mai. Anche perché a casa il massimo che puoi fare è collegarti ad Internet, accedere a Facebook, scrivere un messaggino istantaneo, ritwittare l’ennesima stronzata di Salvini o della Santanchè (per quanto anche a sinistra non si fanno mancare nulla). Al limite accendere la televisione, che certo non ha più lo stesso appeal, per vedere quanti migranti muoiono ogni giorno nelle acque italiane; per sentire Renzi, o il premier di turno (sebbene è alle porte un nuovo ventennio), bofonchiare parole in inglese per leccare il culo al Presidente degli Stati Uniti. Che poi, se posso aprire una parentesi, a me che il capo del governo non sappia parlare bene l’inglese non mi fa andare a letto con le turbe psichiche. In fondo, quanti italiani conoscono bene le lingue straniere? Io le conosco? Eppure, come tanti di voi, quante volte ho pensato: “Renzi è un coglione, potevo starci pure io al posto suo”. Ecco, al limite siamo come lui, non meglio. E lo dico con un pizzico di amara consapevolezza: da che mondo è mondo, il popolo non sarà mai migliore dei suoi governanti. Al massimo, quello che mi fa arrabbiare sul serio, è un’altra cosa: ma perché c’è bisogno di leccare il culo a qualcuno quando in Italia facciamo dei gustosissimi gelati?

Uno vorrebbe starsene sereno, ma come si fa se all’improvviso scopri che le scie degli aerei sono tentativi massonici di farci fuori tutti? Se vieni a sapere che l’Isis è stato creato dalla Germania per sterminare gli ebrei e che un giorno, non molto lontano, Carlo Lucarelli ci svelerà chi ha ucciso realmente John Lennon, J.F.K e Moana Pozzi?
Così, fra un selfie con il conducente del treno di cacca e una serie tv sui dinosauri rom che governano il cyber spazio, ho optato ancora una volta, per pochi minuti, per la clandestina e insana voglia di ribellarmi a parole. Nel senso letterario del termine, quello meno in voga, quello che non fa proseliti, quello che non ammette capi, quello buono al massimo per far credere ad una donna: “questo è proprio un ragazzo sensibile e profondo!”.
Volevo starmene tranquillo e sereno a conti fatti, ma a parole non è mai semplice. Ero seduto sotto un albero, ad un certo punto ho sentito un rumore ovattato, come un tonfo. Una mela era caduta proprio accanto a me. Quando l’ho presa in mano, mi sono subito reso conto che aveva un difetto: le mancava un pezzo. Mi ricordava qualcosa … 


Lorenzo Fois

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