Giorni
roventi, di grandi tormenti, di discussioni senza chiarimenti. Chiamatela “La
Leopolda”, o “La Giovanna”, quella che beato chi te ce manna.
C’era una
volta la sinistra, e questo è un dato di fatto. In venticinque anni è cambiato
tanto, se non proprio tutto. Tra la svolta della Bolognina e la kermesse
renziana corrono pochi chilometri, qualche decennio e una realtà ben diversa.
La politica non è più una questione di valori e ideologie ma di sondaggi e
gradimenti.
Occhetto fondò il “nuovo” partito nel cuore pulsante del comunismo
italiano, Renzi invece ha plasmato il “suo” vecchio partito a casa propria,
segno di una politica che è diventata sempre più personalistica e clientelare.
Al diavolo il pugno chiuso e la bandiera rossa: oggi la sinistra è il risultato
più visibile della cultura a stelle e strisce. Radical chic con un tocco di
boyscout. E Amen, perché come ogni contraddizione vivente, anche Marx e Dio
abitano sotto lo stesso tetto.
Il premier è
un avanguardista dello slang, inventa metafore di una modernità sconcertante
(l’ultima quella del gettone da inserire nell’iphone) ed è sempre allegro,
risoluto e ottimista. Il presidente piace a tutti, grandi e piccini. Odiato
soltanto dai seguaci della nostalgia sindacalista e rivoluzionaria. Riempiono
piazze eppure, da quanto ci risulta, rimangono minoranze. Sono quelli che
ancora cercano la fede sulle dita della mano mancina. Come biasimarli, del
resto, la loro convinzione è un evidente ragione. Ma non sempre in questo mondo
vince chi ha ragione o chi ha più cultura.
C’era una
volta la falce e il martello, c’era una volta Enrico (non Letta, per carità!) e
qualche altro buon dirigente. Il resto è spazzatura, riciclata con la forza
della conservazione che da sempre pervade la sinistra. Progressista sulla
tessera elettorale, meno sulla carta d’identità. E allora ecco Renzi il Rottamatore che capisce il
cambiamento, si fa interprete della realtà e diventa il più importante plasmatore della
“cosa”. Sta attuando la più grande riforma della storia politica italiana.
L’artefice della più grande opera pubblica nostrana: il passaggio della
Sinistra a Destra è merito suo. E dico merito, non colpa, perché la fede starà
anche sul dito della mano mancina ma è quella destrorsa che comanda, secondo il
credo liberista che difficilmente abbandonerà l’Europa prima della prossima
Guerra Mondiale.
Il gioco più
divertente sarà scommettere, non capire, quale destra sarà più a sinistra,
quale più al centro, quale più all’estremità opposta. Permettiate che ve lo
dica parafrasando uno slogan comparso tanti anni fa: “un sondaggio vi
seppellirà”!
Lorenzo Fois