lunedì 27 ottobre 2014

ALLA SINISTRA DELLA DESTRA


Giorni roventi, di grandi tormenti, di discussioni senza chiarimenti. Chiamatela “La Leopolda”, o “La Giovanna”, quella che beato chi te ce manna.
C’era una volta la sinistra, e questo è un dato di fatto. In venticinque anni è cambiato tanto, se non proprio tutto. Tra la svolta della Bolognina e la kermesse renziana corrono pochi chilometri, qualche decennio e una realtà ben diversa. La politica non è più una questione di valori e ideologie ma di sondaggi e gradimenti. 
Occhetto fondò il “nuovo” partito nel cuore pulsante del comunismo italiano, Renzi invece ha plasmato il “suo” vecchio partito a casa propria, segno di una politica che è diventata sempre più personalistica e clientelare. Al diavolo il pugno chiuso e la bandiera rossa: oggi la sinistra è il risultato più visibile della cultura a stelle e strisce. Radical chic con un tocco di boyscout. E Amen, perché come ogni contraddizione vivente, anche Marx e Dio abitano sotto lo stesso tetto.
Il premier è un avanguardista dello slang, inventa metafore di una modernità sconcertante (l’ultima quella del gettone da inserire nell’iphone) ed è sempre allegro, risoluto e ottimista. Il presidente piace a tutti, grandi e piccini. Odiato soltanto dai seguaci della nostalgia sindacalista e rivoluzionaria. Riempiono piazze eppure, da quanto ci risulta, rimangono minoranze. Sono quelli che ancora cercano la fede sulle dita della mano mancina. Come biasimarli, del resto, la loro convinzione è un evidente ragione. Ma non sempre in questo mondo vince chi ha ragione o chi ha più cultura.
C’era una volta la falce e il martello, c’era una volta Enrico (non Letta, per carità!) e qualche altro buon dirigente. Il resto è spazzatura, riciclata con la forza della conservazione che da sempre pervade la sinistra. Progressista sulla tessera elettorale, meno sulla carta d’identità. E allora ecco Renzi il Rottamatore che capisce il cambiamento, si fa interprete della realtà e diventa il più importante plasmatore della “cosa”. Sta attuando la più grande riforma della storia politica italiana. L’artefice della più grande opera pubblica nostrana: il passaggio della Sinistra a Destra è merito suo. E dico merito, non colpa, perché la fede starà anche sul dito della mano mancina ma è quella destrorsa che comanda, secondo il credo liberista che difficilmente abbandonerà l’Europa prima della prossima Guerra Mondiale.
Il gioco più divertente sarà scommettere, non capire, quale destra sarà più a sinistra, quale più al centro, quale più all’estremità opposta. Permettiate che ve lo dica parafrasando uno slogan comparso tanti anni fa: “un sondaggio vi seppellirà”!

Lorenzo Fois

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