mercoledì 30 agosto 2017

Uragani e teste calde

Che Donald fosse spazzatura lo sapevamo tutti, o quasi. Se lo porterà via il vento, speriamo, con la forza di quegli uragani che una volta l’anno si abbattono nelle terre a sud degli Stati Uniti, il paese che da troppi mesi ormai è senza una guida politica degna di occupare un ruolo internazionale, controverso si ma fondamentale, come quello di una nazione che detiene, tra le altre cose, il potenziale bellico più consistente del globo.
Forse noi occidentali ci siamo dimenticati, complici benessere e pace, quanto sia importante possedere carri armati, missili e testate nucleari. Noi che eravamo tanto concentrati sulla democrazia da asporto, sul progresso tecnologico, sul benessere e sulle copertine glamour. Noi che abbiamo sacrificato la cultura per i big like.
Il problema è che ad un certo punto ci siamo accorti che nel mondo non esistevamo solo noi, più che altro se ne sono accorti gli altri. Cinesi, arabi, e perfino quei simpatici birbantelli che popolano la Corea del nord. Se ne è accorto il giovane leader che governa quel territorio e che tiene col fiato sospeso il sud-est asiatico.
Se la terra fosse piatta, come di recente una studentessa tunisina ha sostenuto nella sua tesi di laurea, Corea del Nord e Stati Uniti sarebbero agli antipodi. Ma siccome per ora questa teoria non trova un fondamento nella scienza, teniamo per buona quella della sfericità terreste rendendoci conto anche di quanto Pyongyang e Washington siano vicine.

Come è logico che sia, l’equilibrio del Terrore prevarrà, la bomba atomica viene usata in politica estera come deterrente. Serve a mostrare i muscoli e a poco altro. Oltre che potenzialmente a sterminare l’umanità.
Non dimentichiamoci però chi è a governare questi due stati, mai così nemici come lo sono oggi: due folli affetti da megalomania, uno dei peggiori difetti umani di questo secolo, che sembra non ascoltino niente e nessuno al di fuori del proprio ego.
Ciò che distingue Trump da Kim Jong-un  però, è bene ricordarlo, è il fatto che il primo è il presidente di uno dei paesi che viene portato a modello delle istituzioni democratiche mentre il secondo è un dittatore della peggior specie. Tuttavia, proprio ciò che all’apparenza potrebbe portare acqua al mulino del vecchio Donald e dell’Occidente, se si scorge a fondo, mostra in realtà tutte le contraddizioni del nostro sistema politico. Mentre i nord coreani se lo sono ritrovato un folle, gli americani l’hanno scelto.
Probabilmente ha ragione chi sostiene che la Corea stia bluffando e che le loro testate siano di cartone. I mercati finanziari dopotutto non mostrano particolari segni di agitazione. Io però non mi fido delle teste calde, specialmente in un estate tanto torrida.
Non ho mai nutrito grande stima nei confronti dell’America e degli americani e mai come oggi rinnovo questo sentimento.  
Sempre che un uragano non mi faccia cambiare idea.



Lorenzo Fois

martedì 1 agosto 2017

Morti de fame

Dice che nella vita, la gente che avanza,
in fin dei conti è sempre quella più affamata.
Che brama il successo e la notorietà
Che pensa alla fregna, ai soldi e a come svoltà.
Purtroppo non tutti c’avemo sti talenti:
e spesso chi c’ha er pane non c’ha boni i denti.
Ecco, io non ce riesco a magnà in testa alla gente,
a magnà pe strada, a sbriciolà.
Quando penso de magnà in testa a qualcuno,
me se chiude lo stomaco e me viene da sbrattà.
Chiamateme pure anoressico e vigliacco,
ma è mejo esse magro che troppo grasso.
Perché poi, vojo di, se tutti c’avessero sta fame ar mondo,
non magnerebbe più nisuno, manco er più rotondo.
O magari se magneremmo l’uno con l’altro,
come cannibali tatuati.
Er callo c’arrostirebbe la pelle:
magnamose senza essese sbucciati.
Si, forse morisse de fame vor di proprio sta cosa.
Magnasse a vicenda pe poi sputa le ossa.
Dice che è l’unica cosa da fa, homo homini lupus,
artro che pace, artro che amore:
magnà e rimagnà, per nun rimane cor languore.
E anche se tu madre te l’ha insegnato,
a malapena magni a bocca chiusa.
Vuoi mostrà ar mondo i denti:
ai morti de fame felici e contenti.

Lorenzo Fois