lunedì 20 novembre 2017

Il derby del Pd

Collegi uninominali, pressing a sinistra, contropiede. Sono queste le linee guida del Pd, l’acronimo delle bestemmie. Altrimenti si va a casa, come Ventura.
La destra è tornata a far paura, anche perché da quelle parti si usa bene il manganello a centrocampo. Ma questo probabilmente è solo un (ta)vecchio modo di vedere le cose.
Il problema è l’allenatore. Il problema è la dirigenza. Il vero problema sono i tifosi che non si sentono rappresentati. La falce e il martello sono diventati solo un bagnoschiuma e un vecchio ferro nella cassetta degli attrezzi. Meglio puntare sul merchandising e sulle tournee estive per fare profitterol.
La colpa è delle televisioni, le tv di Berlusconi. La colpa è dei social network, del blog di Beppe Grillo. La colpa è di questo e quello, come il titolo del nuovo libro di Travaglio, sempre dalla parte di codesto perché è l’unico a far rima con onesto.
Ma il punto cruciale è capire chi vincerà il derby nel centro-sinistra. La polizia intanto ha varato un ingente piano di sicurezza, per il timore degli scontri fra ultras bersaniani e renziani.
Nel calcio, pardon, nella politica contano molto gli schemi e gli schieramenti. A meno che non hai un numero dieci tra le tue fila come Gigi Di Maio.
Per la stabilità, tuttavia, si consigliano ancora chiodi e trapano. Per lo stomaco due bustine di gaviscon.
La partita si deciderà probabilmente su un episodio. Ma ora che c’è la Var ci sentiamo tutti più tutelati.

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