martedì 20 maggio 2014

Le (e)lezioni europee


di Lorenzo Fois

Il prossimo fine settimana, oltre alla gitarella fuori porta, magari favorita dall’ingresso finalmente convincente della “bella stagione”, non dimenticate di compiere il vostro dovere …
Niente paura, nessuna tassa!
Stavolta …
Se non ve ne eravate accorti, oltre ad essere bagnata dal mar Tirreno, Adriatico e Ionico – il Mediterraneo come lo fanno studiare a scuola – l’Italia confina in tutti i punti delle sue frontiere a nord con il resto del continente europeo. Strano a dirsi: l’Europa esiste, è qui vicina a noi, basta attraversare il confine senza nemmeno bisogno di cambiarsi i vestiti. Il clima è simile, salvo casi specifici, cambiano il cibo, le persone, i nomi delle squadre di calcio e dei fiumi. E anche dei laghi, ovviamente, e delle montagne. Si può perfino scegliere di eleggere nostri rappresentanti nazionali deputati alla carica di parlamentari europei. Il top del top, a ben vedere => (cercasi disperatamente occhiali da vista)!!!
Ma l’Europa, la cara e vecchia Europa, quella famosa un tempo per i conflitti bellici, per la musica inglese, per le crepes francesi e il risotto alla milanese; la triste, obsoleta eppur sempre romantica Europa, quella della Torre Eiffel, del Colosseo e della Corrida; la malinconica, malconcia ed anche bigotta Europa, l’Europa del valzer, del cornetto Algida, delle culotte e del segno della croce .. Ebbene, l’Europa che non gode certo di buona salute e che si contende l’ultima crosta di pane secco rimasto sul tavolo apparecchiato a festa, ecco, quest’Europa sembra non appartenerci. Quest’Europa è lontana, è impervia, è misconosciuta, sgradita! È buona soltanto per le partite di calcio del martedì e del mercoledì. Ma l’Europa è destino o condanna per una comunità? Chi risponde a questa domanda?
Dovrebbero farlo i politici nazionali. Dovrebbero dirlo nei loro programmi. Dovrebbero spiegarci cosa intendono costoro per Europa. Ma forse, questi, conoscono bene soltanto l’elezione più che la lezione.
I voti: si regge tutto su questo. La democrazia è consenso. Il consenso di chi? Dei poveri? I poveri c’hanno fame e vogliono magnà!
Italiani: sabato e domenica prossimi si vota per il parlamento europeo. Vi prego, non emozionatevi troppo …
Immagino l’espressione dei molti totalmente indifferenti, se non addirittura (euro) scettici. E immagino quanti eroici disillusi si rechino alle urne non conoscendo affatto il modo di votare, perché l’Italia è l’unico paese che prevede quattro o cinque leggi elettorali diverse a seconda del tipo di elezione …
Avete ragione tutti, come biasimarvi. Per di più che da qualche settimana imperversa la solita giostra televisiva della propaganda elettorale.
Abbiamo avuto modo di vedere e sentire i più diversi protagonisti politici nelle loro tristi campagne (a dire il vero meno del solito). Ho sentito parlare molti critici dell’euro, la moneta comune europea, anche se non avevano un’idea minima della propria moneta e dei suoi (difficili) principi economici. Ho ascoltato i soliti demagoghi, arruffoni e approfittatori. Ho capito che non se ne salva nessuno e che nessuno soprattutto ha in mente un’Europa. Né quelli che ne parlano bene, né quelli che la vogliono distruggere. Parlare di un’Europa diversa, nuova, inclusiva, partecipativa. Un’Europa e basta! C’è qualcuno che lo fa? Si continua a parlare di Europa solo perché un giorno, ogni quattro-cinque anni, avranno luogo delle elezioni.
Qualcuno lo chiama “il teatrino della politica”. Per me è offensivo parlare di teatrino, offensivo nei confronti del teatro, ovviamente. In realtà sono le solite (e)lezioni europee, quelle da cui non se ne ricava mai nulla di buono. Quella materia che è inutile studiare a scuola, ché tanto il professore non te la chiederà mai. Quella materia su cui non vale la pena tenersi aggiornato, perché tanto sta per chiudere i battenti.
Mi domando allora: se sul regno di Carlo V “non tramontava mai il sole” e, secoli dopo, ai tempi di Winston Churchill, sull’Europa si era abbattuta una “cortina di ferro”, “su di noi”, come si chiedeva Pupo tanti anni fa, in quest’Europa, cosa succederà di tanto importante?


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