di Lorenzo Fois
Il prossimo fine settimana, oltre alla gitarella fuori porta, magari favorita dall’ingresso finalmente convincente della “bella stagione”, non dimenticate di compiere il vostro dovere …
Il prossimo fine settimana, oltre alla gitarella fuori porta, magari favorita dall’ingresso finalmente convincente della “bella stagione”, non dimenticate di compiere il vostro dovere …
Niente paura,
nessuna tassa!
Stavolta …
Se non ve ne
eravate accorti, oltre ad essere bagnata dal mar Tirreno, Adriatico e Ionico –
il Mediterraneo come lo fanno studiare a scuola – l’Italia confina in tutti i
punti delle sue frontiere a nord con il resto del continente europeo. Strano a
dirsi: l’Europa esiste, è qui vicina a noi, basta attraversare il confine senza
nemmeno bisogno di cambiarsi i vestiti. Il clima è simile, salvo casi
specifici, cambiano il cibo, le persone, i nomi delle squadre di calcio e dei
fiumi. E anche dei laghi, ovviamente, e delle montagne. Si può perfino
scegliere di eleggere nostri rappresentanti nazionali deputati alla carica di
parlamentari europei. Il top del top, a ben vedere => (cercasi
disperatamente occhiali da vista)!!!
Ma l’Europa,
la cara e vecchia Europa, quella famosa un tempo per i conflitti bellici, per
la musica inglese, per le crepes francesi e il risotto alla milanese; la
triste, obsoleta eppur sempre romantica Europa, quella della Torre Eiffel, del
Colosseo e della Corrida; la malinconica, malconcia ed anche bigotta Europa,
l’Europa del valzer, del cornetto Algida, delle culotte e del segno della croce
.. Ebbene, l’Europa che non gode certo di buona salute e che si contende
l’ultima crosta di pane secco rimasto sul tavolo apparecchiato a festa, ecco,
quest’Europa sembra non appartenerci. Quest’Europa è lontana, è impervia, è
misconosciuta, sgradita! È buona soltanto per le partite di calcio del martedì
e del mercoledì. Ma l’Europa è destino o condanna per una comunità? Chi
risponde a questa domanda?
Dovrebbero
farlo i politici nazionali. Dovrebbero dirlo nei loro programmi. Dovrebbero
spiegarci cosa intendono costoro per Europa. Ma forse, questi, conoscono bene
soltanto l’elezione più che la lezione.
I voti: si
regge tutto su questo. La democrazia è consenso. Il consenso di chi? Dei
poveri? I poveri c’hanno fame e vogliono magnà!
Italiani:
sabato e domenica prossimi si vota per il parlamento europeo. Vi prego, non
emozionatevi troppo …
Immagino
l’espressione dei molti totalmente indifferenti, se non addirittura (euro)
scettici. E immagino quanti eroici disillusi si rechino alle urne non
conoscendo affatto il modo di votare, perché l’Italia è l’unico paese che
prevede quattro o cinque leggi elettorali diverse a seconda del tipo di
elezione …
Avete ragione
tutti, come biasimarvi. Per di più che da qualche settimana imperversa la
solita giostra televisiva della propaganda elettorale.
Abbiamo avuto
modo di vedere e sentire i più diversi protagonisti politici nelle loro tristi
campagne (a dire il vero meno del solito). Ho sentito parlare molti critici
dell’euro, la moneta comune europea, anche se non avevano un’idea minima della
propria moneta e dei suoi (difficili) principi economici. Ho ascoltato i soliti
demagoghi, arruffoni e approfittatori. Ho capito che non se ne salva nessuno e
che nessuno soprattutto ha in mente un’Europa. Né quelli che ne parlano bene,
né quelli che la vogliono distruggere. Parlare di un’Europa diversa, nuova,
inclusiva, partecipativa. Un’Europa e basta! C’è qualcuno che lo fa? Si
continua a parlare di Europa solo perché un giorno, ogni quattro-cinque anni,
avranno luogo delle elezioni.
Qualcuno lo
chiama “il teatrino della politica”. Per me è offensivo parlare di teatrino,
offensivo nei confronti del teatro, ovviamente. In realtà sono le solite
(e)lezioni europee, quelle da cui non se ne ricava mai nulla di buono. Quella
materia che è inutile studiare a scuola, ché tanto il professore non te la
chiederà mai. Quella materia su cui non vale la pena tenersi aggiornato, perché
tanto sta per chiudere i battenti.
Mi domando
allora: se sul regno di Carlo V “non tramontava mai il sole” e, secoli dopo, ai
tempi di Winston Churchill, sull’Europa si era abbattuta una “cortina di
ferro”, “su di noi”, come si chiedeva Pupo tanti anni fa, in quest’Europa, cosa
succederà di tanto importante?
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