Putin non
molla. Obama non molla. La Merkel non molla. È tutto un tira e molla e noi fra
incudine e martello scegliamo la prima posizione. Quella dell’austerità, del
pareggio di bilancio, del piatto che piange e della capra che crepa (sotto la
panca). Siamo costretti, abbiamo la pistola puntata alla tempia, non possiamo
rifiutarci. Il nostro è un obbligo morale, verso i nostri figli e i nostri
nipoti. Dobbiamo lasciare loro in eredità uno Stato in pareggio, né prono né chino
ma immobile, come le statue che riempiono le piazze e i palazzi delle nostre
città. Decrepito, come il muro della domus di Pompei. Saranno le nuove
generazioni a inventarsi qualcosa. Più facile che lo facciano quindi partendo
dalle macerie …
Quello che raccogliamo
oggi è ciò che abbiamo seminato ieri, dice un vecchio adagio. Ed ecco perché
raccogliamo da terra solo le briciole. Quello che seminiamo oggi è ciò che
raccoglieremo domani. Ed ecco spiegato il luogo comune che vuole che la cultura non riempia gli
stomaci ma solamente i cuori. E i nostri cuori sono deserti, fanno parte di un
corpo inumano, particolarmente attento a non sporcarsi le mani per non lasciare
impronte digitali. La società
promuove chi meriterebbe di essere bocciato e viceversa: su queste basi si sta
creando lo sviluppo, il progresso. E allora una domanda sorge spontanea: è nato
prima l’uomo o la gallina?
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