martedì 11 marzo 2014

Non ci resta che piangere


Ultim’ora, ultimatum, ultima chance, ultima spiaggia, ultimissime da bordo campo: quante immagini per descrivere lo stato confusionale in cui riversa il nostro malato cronico. Degente, deambulante, eppure sempre al centro delle attenzioni. Prima pagina: rischio default, spread alle stelle, disoccupazione a livelli record. Questa è la crisi, d'altronde c’è la crisi, la crisi del debito, la crisi dell’euro. Che bella parola: la crisi. Per noi che ci siamo abituati, è quasi confortante. Ci ricorda che abbiamo preso degli impegni, che dobbiamo fare i compiti a casa, che forse, alla fine, quando suonerà la campanella, gli sforzi che avremo fatto non saranno serviti a nulla! Cosa siamo noialtri del resto? Mangiatori di pasta, bevitori di vino, amanti della cultura e della bellezza: qualcuno mi spieghi il significato del termine job act! Ho capito, rispondiamo al fuoco nemico con le pallottole che raccogliamo da terra.. Speriamo allora di non farci troppo male scherzando col fuoco. Io speriamo che me la cavo ma intanto speriamo in Dio e che qualcuno ci aiuti. 
Fondi strutturali, fondi dell’Unione europea, fondi per la ricostruzione, Fondi è uno dei mercati di frutta più esposto alle infiltrazioni camorristiche.. Curioso no?
Quanti giri di parole per non dire nulla, quanti raggiri, quanti soprusi, quante batoste, quante legnate. I tagli, i tagli lineari, i tagli alla spesa pubblica, le taglie forti, i taglia e cuci, i tagli e ritagli, i paglia e fieno, i corsi e ricorsi: ci siamo inventati tutto noialtri. E ora che si fa? Siamo a corto di idee, ai ferri corti, al cortocircuito, accorciamo le distanze. Eh già, tutto il mondo è paese, siamo cittadini globali, abitanti della Terra. Ecco perché i cervelli fuggono, ecco perché l’erba del vicino è sempre più verde. La mobilità è un valore. Il dinamismo pure. Per tutto il resto c’è il resto, gli spicci, le briciole, gli avanzi. Per tutto il resto non ci resta che piangere.

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