Ultim’ora,
ultimatum, ultima chance, ultima spiaggia, ultimissime da bordo campo: quante immagini
per descrivere lo stato confusionale in cui riversa il nostro malato cronico.
Degente, deambulante, eppure sempre al centro delle attenzioni. Prima pagina:
rischio default, spread alle stelle, disoccupazione a livelli record. Questa è
la crisi, d'altronde c’è la crisi, la crisi del debito, la crisi dell’euro. Che
bella parola: la crisi. Per noi che ci siamo abituati, è quasi confortante. Ci
ricorda che abbiamo preso degli impegni, che dobbiamo fare i compiti a casa,
che forse, alla fine, quando suonerà la campanella, gli sforzi che avremo fatto
non saranno serviti a nulla! Cosa siamo noialtri del resto? Mangiatori di
pasta, bevitori di vino, amanti della cultura e della bellezza: qualcuno mi
spieghi il significato del termine job act! Ho capito, rispondiamo al fuoco
nemico con le pallottole che raccogliamo da terra.. Speriamo
allora di non farci troppo male scherzando col fuoco. Io speriamo che me la cavo
ma intanto speriamo in Dio e che qualcuno ci aiuti.
Fondi strutturali, fondi
dell’Unione europea, fondi per la ricostruzione, Fondi è uno dei mercati di
frutta più esposto alle infiltrazioni camorristiche.. Curioso no?
Quanti giri
di parole per non dire nulla, quanti raggiri, quanti soprusi, quante batoste,
quante legnate. I tagli, i tagli lineari, i tagli alla spesa pubblica, le
taglie forti, i taglia e cuci, i tagli e ritagli, i paglia e fieno, i corsi e
ricorsi: ci siamo inventati tutto noialtri. E ora che si fa? Siamo a corto di
idee, ai ferri corti, al cortocircuito, accorciamo le distanze. Eh già, tutto
il mondo è paese, siamo cittadini globali, abitanti della Terra. Ecco perché i
cervelli fuggono, ecco perché l’erba del vicino è sempre più verde. La mobilità
è un valore. Il dinamismo pure. Per tutto il resto c’è il resto, gli spicci, le
briciole, gli avanzi. Per tutto il resto non ci resta che piangere.
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